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Autore C'ERAVAMO TANTO AMATI
Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 13-06-2006 15:45  
C’ERAVAMO TANTO AMATI 1974 di Ettore Scola (trent’anni del nostro cinema)

Capolavoro ineguagliato di Scola (forse solo Una Giornata Particolare lo raggiunge in bellezza e profondità) con tre diversi livelli di lettura.
Primo livello di lettura: la storia di tre amici Antonio (Manfredi), Gianni (Gassman) e Nicola (Satta Flores) che finita la Resistenza (e la guerra) si ritrovano ad amare la stessa donna Luciana (Stefania Sandrelli) in tempi diversi.
Secondo livello di lettura: la fine di una gloriosa epoca cinematografica fatta da grandi registi (De Sica, Rossellini, Fellini, Antonioni solo per citare quelli evocati nel film) che hanno fatto da sfondo alla nostra storia personale e spesso hanno faticato ad essere valutati positivamente in un paese di trogloditi culturali e di palazzinari d’assalto, che ha da sempre espresso una classe dirigente capace di preferire il populismo demagogico di Lascia o Raddoppia alla denuncia sociale di Ladri di Biciclette.
Terzo livello di Lettura: gli ideali della resistenza infangati da tre rappresentanti politici dell’ Italietta modello Caimano. Il centrista vigliacco e opportunista (che fa carriera in maniera indecente), l’intellettuale altezzoso, superbo e solo nella sua arida superiorità culturale e il comunista girotondista alle prese con la propria rabbia repressa (frutto di continui soprusi) e con le occupazioni post sessantottine (e gli arretramenti di carriera). Tutti e tre non sembrano dare una mano a questo paese già allora agonizzante e l’unica affermazione possibile è un BOH? che assomiglia a una bandiera bianca. Attori tutti al massimo, con una menzione speciale per il disincanto romanesco di Nino Manfredi (in una delle più belle parti della sua carriera). Satta Flores perfetto in questo astratto furore che gli fa terra bruciata attorno (è un peccato che sia morto così presto). Tra i tre personaggi quello che sembra uscirne con le ossa rotte è proprio quello apparentemente realizzato, il Gassman rampante che in realtà distrugge nel suo furore edonistico ed egoistico, le vite di chi incontra. Rimarrà solo come il suocero palazzinaro (“io non moro”) ma il rimanere in vita sembra una amara legge del contrappasso, una forma di espiazione. Stupendo il personaggio di Giovanna Ralli, ingenua figlia del palazzinaro d’assalto (un Aldo Fabrizi fenomenale), sradicata dai suoi strafalcioni grammaticali (su tutti lo “schiumante” e gli “idrocarburi”della pasta) e trasformata in borghese conflittuale e post esistenzialista. Lo stravolgimento e negazione delle origini, nella mancanza totale degli affetti, la porterà alla depersonalizzazione e all’annullamento di sé. Una delle migliori sceneggiature di Age e Scarpelli, sul filo dell’ironia e della critica sociale. Memorabile comparsata di Federico Fellini nei panni di sé stesso alle prese con un maldestro ammiratore.
Un film da tenere in videoteca, un pezzo di storia d’Italia da raccontare, un grande atto d’amore verso il Cinema.
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True love waits...

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Moreschi


Reg.: 14 Gen 2006
Messaggi: 2038
Da: Milano (MI)
Inviato: 06-08-2010 19:01  
Il primo blocco e buona parte di quello centrale sono in realtà al servizio di una commedia sentimentale anche piuttosto banale in cui l' amicizia virile sembra comparire soltanto come pretesto. Efficaci artifici narrativi, un po' di malinconia 'programmata'.
Si possono trovare mille difetti, comunque, ma è un film che ha qualcosa da dire sull' Italia e gli italiani (o forse semplicemente sugli esseri umani in generale che crescono fino ad invecchiare)e che vale la pena di essere visto.
Manfredi e Fabrizi grandi, Gassman ammirevole e (raro) a briglia corta, sotto le righe, malinconico.
7 1/2
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“Tutti i miei film possono essere pensati in bianco e nero, eccetto Sussurri e grida ... ho sempre immaginato il rosso come l'interno dell'anima” (I. Bergman).

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